Flash NiNews > Manca poco meno di una settimana allo scadere del contest Ninestrone 2012 (che poi una sinfonina saporita così non scade mica, anzi, dura una vita e si accresce, sempre più sopraffina). Intanto Nina prepara pacchetti per il Natale semprepiuvicino, e si fa in 3 per contenere tutto, agendine comprese, e scrive sulla lavagnetta - di grafite la sua - come babbonatale la lista regali.
Mentre cerca di non intrecciarsi con i fili da reggere - ché in questi ultimi mesi Nina s'è divisa in tanti disegni, e l'hanno chiamata proprio Nina, è uscita dalla rete, e rispondeva al telefono con questo nome qui!, che ridere e che bello, ha sgranato melograni, disegnato conigli malaticci che guariscono, mischiato colori di cocktail per i pirati (e affinato il gusto per gli indovinelli, ma prima o poi li svelerà...) - avverte nell'aria che dal 2012 un po' di cose cambieranno. Non sa dire bene cosa, né di preciso quante cose, ma cambieranno di sicuro (sarà per questo che è ritornata all'header originale, le mancava Francesca con Nina nella borsa).
E poi, vedi, c'è quel disegno lassù che aspettava da un po' di tempo. Le parlò allora di una sensazione visivamente chiara, i colori percepiti nitidi nella mente, che entravano e uscivano dal diaframma: una sensazione stralunante, un vento potente e circolare, che soffiava dentro e fuori, come un'osmosi di aria diversa, condivisa. Tu placida lì seduta, e loro a turbinarti come foglie cadute, che col vento d'autunno arrivano fin quassù, alla finestra grande del terzo piano.
A volte così capita, ci son disegni che rimangono giorni, mesi, anche anni a scaldare nel taccuino e aspettare il senso giusto: non sono descrittivi, non illustrano ciò che è stato, loro vengono prima di te. È un po' come se esistesse tra le pagine ogni tanto uno specchio
anticipato, un'essenza, una natura che si spiega per segni, senza parole, ché quelle se vengono, vengono dopo.
Questo disegno è uno di quelli. Oggi ci siamo guardati e ci siamo capiti.
È la sensazione di quando-le-cose-cambiano, meglio o peggio non c'entra, semplicemente giri la curva ed è una cosa che quando ci pensi ti turba l'equilibrio, ma non è detto che non ne vai a trovare uno migliore. Un stormo cosmico di ali colorate che s'agita da dentro a fuori. Come domande e risposte che ti fai e ti dai da sola, e son cangianti, e son molteplici, sfaccettate, fuggenti; e poi girano a cerchio e magari torni pure al punto di partenza, ma basta planare da un paio di coordinate diverse che vedi un orizzonte nuovo.
Potrà essere un vento più favorevole quello che senti arriverà, un nuovo cielo per capire,
sì che la sinfonia di
timballi e tamburi è sempre lì, spiffera il
pettirosso
un vestito più comodo e più tuo, dice
il sarto canarino
un'aria fresca, tersa, limpida pure
per un pesce come te, insinua la
cinciallegra
un buon coup de théâtre per l'avanzamento della trama, immagina la cocorita
un terreno diverso da cui raccogliere
foglie e fiori cadenti, propone la rondine
e conchiglie d'altra forma, sì, dopo la
mareggiata, sogna il
gabbianello
e magari finalmente trovarsi in orario al
binario 3, esclama il
cardellino
magari
chissà,
voi che dite
a ogni uccellino la sua variopinta possibilità, come un soffio per farsi accorgere, e delle ali tenaci per darti coraggio.
È incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.
L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest’attimo.
Mario Luzi, da “Aprile-Amore” (in Primizie del deserto)
Questa poesia la scrivo e riporto
ovunque dal 2004, e allora mi fa sorridere quel verso "
ora da te mi torna fatto chiaro". Pensa da quanti anni perdo e riprendo chiarezza, quanti soffi, lo dicevo io,
quanti soffi, per fortuna, ci passano attraverso.